venerdì 19 dicembre 2008

SOLO LA COMPASSIONE CI SALVA

Quanto più scandagliamo la nostra anima, ci caliamo nel pozzo dell’inconscio e rovistiamo nei cassetti in cui sono chiusi i nostri segreti inconfessabili, tanto più detestiamo noi stessi e gli altri, e ci sentiamo immersi in una depravata precarietà. Non possiamo liberarci, uccidendo noi stessi e gli altri. Solo la compassione ci salva. Solo spezzando questa solitaria intimità, perversa e alienante, ci si può aggrappare a un’altra intimità, comprendere, amare con tenera passione.
Michele Lauria, L’Amante Assente

domenica 7 dicembre 2008

NON ASPETTARTI LA VITA DA UN UOMO

Hai tante cose dentro di te e la più nobile di tutte, il senso della felicità.
Ma non aspettarti la vita da un uomo.
Per questo tante donne s'ingannano.
Aspettala da te stessa.
Non sarai mai felice se continui a cercare in che cosa consista la felicità.
Non vivrai mai se stai cercando il significato della vita.
Come rimedio alla vita di società suggerirei la grande città.
Ai giorni nostri, è l'unico deserto alla portata dei nostri mezzi.
Non conosco che un solo dovere: quello di amare.
Nel bel mezzo dell'inverno ho infine imparato che vi era in me un'invincibile estate.
Albert Camus

L'INIZIO E LA FINE

Sono entrambi convinti che un sentimento improvviso li unì.
E' bella una tale certezza ma l'incertezza è più bella.
Non conoscendosi prima, credono che non sia mai successo nulla fra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi dove da tempo potevano incrociarsi?

Vorrei chiedere loro se non ricordano -
una volta un faccia a faccia forse in una porta girevole?
uno "scusi" nella ressa? un "ha sbagliato numero" nella cornetta?
- ma conosco la risposta.
No, non ricordano.

Li stupirebbe molto saperen che già da parecchio il caso stava giocando con loro.

Non ancora del tutto pronto a mutarsi per loro in destino, li avvicinava, li allontanava, gli tagliava la strada e soffocando un risolino si scansava con un salto.

Vi furono segni, segnali, che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa o il martedì scorso una fogliolina volò via da una spalla all'altra?
Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.
Chissà, era forse la palla tra i cespugli dell'infanzia?

Vi furono maniglie e campanelli in cui anzitempo un tocco si posava sopra un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo stesso sogno, subito confuso al risveglio.
Ogni inizio infatti è solo un seguito e il libro degli eventi è sempre aperto a metà.

(Wislawa Szymborska, La fine e l'inizio, Scheiwiller)

LETTERE A MILENA (KAFKA)

"E' già tanto tempo che non le scrivo, signora Milena, e anche oggi Le scrivo soltanto per caso: Veramente non dovrei neanche scusarmi se non scrivo , Lei sa come odio le lettere. Tutta l' infelicità della mia vita - e con ciò non voglio lagnarmi, ma soltanto fare una costatazione universalmente istruttiva - proviene, se vogliamo, dalle lettere o dalla possibilità di scrivere lettere. Gli uomini non mi hanno forse mai ingannato, le lettere invece sempre, e precisamnete non quelle altrui, ma le mie. Nel caso mio si tratta di una disgrazia particolare, della quale non voglio dire altro, ma nello stesso tempo anche di una disgrazia generale.
La facilità di scrivere lettere - considerata puramente in teoria- deve aver portato nel mondo uno spaventevole scompiglio delle anime. E' infatti un contatto fra fantasmi, e non solo col fantasma del destinatario,ma anche col proprio, che si sviluppa tra le mani nella lettera che stiamo scrivendo, o magari in una successione di lettere, dove l' una conferma l' altra e ad essa può appellarsi per testimonianza. Come sarà nata mai l' idea che gli uomini possano mettersi in contatto fra loro attraverso le lettere? A una creatura umana distante si può pensare e si può afferrare una creatura umana vicina, tutto il resto sorpassa le forze umane..."

«se tu volessi venire da me, se dunque volessi abbandonare tutto il mondo per scendere da me...non dovresti scendere, bensì sorpassare in modo sovrumano te stessa, in alto, oltre te stessa, talmente che dovresti forse dilaniarti, precipitare, scomparire (certo anche io con te). E tutto ciò per arrivare in un punto che non ha niente di allettante"
«ciò che tu sei per me, Milena, per me al di là di tutto il mondo in cui viviamo, non è detto nei quotidiani brandelli di carta che ti ho scritto» ...«decisiva è la mia incapacità di arrivare al di là delle lettere...e decisiva è la voce irresistibilmente forte, come dire la voce tua che mi esorta a stare zitto».


«È all'incirca come quando uno, prima di ogni passeggiata, dovesse non solo lavarsi, pettinarsi ecc - già questo costa fatica - ma siccome prima di ogni passeggiata gli mancano sempre tutte le cose necessarie, dovesse anche cucirsi il vestito, farsi le scarpe, fabbricarsi il cappello, tagliare il bastone e così via».

"Amavo una ragazza, che mi riamava, ma dovetti lasciarla.
Perché?
Non so. Pareva che fosse circondata da un cerchio di armati... appena mi avvicinavo a lei, urtavo nello loro cuspidi, restavo ferito e dovevo indietreggiare...
Non aveva nessuna colpa la ragazza? Credo di no, o meglio, so che non l'aveva. La similitudine precedente è incompleta, in quanto anche io ero circondato da una cerchia di armati che tenevano le lance contro di me... E' rimasta sola quella ragazza?
No un altro è giunto fino a lei, con facilità e senza ostacoli. E io, esausto dai miei sforzi, sono stato a guardare con assoluta indifferenza..."

Questo incrociarsi di lettere deve cessare, Milena, ci fanno impazzire, non si ricorda che cosa si è scritto, a che cosa si riceve risposta e, comunque sia, si trema sempre.
Franz Kafka Lettere a Milena